You can visit the Old Garden, the 19th-century greenhouses, the arboretum, and the Botanical Museum
Find out moreAn integrated ticket to visit the Botanical Garden, Palazzo del Bo and the new Museum of Nature and Humankind
Find out moreThe new restoration project involve the central fountain, the fountains of the quarters, of Theophrastus and of the Four Seasons
Find out moreSpecie botaniche
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Corylus avellana
Il nocciolo è un arbusto deciduo a distribuzione europea con tendenza subatlantico-submediterranea, presente in tutte le regioni d’Italia. Cresce nelle radure e nei mantelli di boschi di latifoglie decidue, su suoli limoso-argillosi profondi, freschi, umiferi, ricchi in basi e composti azotati, dalla fascia submediterranea a quella montana. Le qualità alimentari della nocciola sono note fin dall'antichità: sono un alimento energetico di grande valore e una preziosa fonte di vitamine e minerali. L'industria dolciaria utilizza la farina di nocciole per la produzione di nocciolati, torroni e pasta di gianduia (creata quando Napoleone bloccò l'importazione delle spezie e si verificò una penuria di cacao). L'alta capacità pollonifera ha favorito la coltivazione del nocciolo come pianta ornamentale e da frutto. Il legno, ottimo combustibile, è utilizzato anche per palerie. Il nome generico deriva dal greco 'koris' (elmo), e si riferisce alla forma dell'involucro erbaceo che ricopre la nocciola; il nome specifico deriva da Avella, un centro campano nella provincia di Avellino, noto sin dai tempi dei Romani per la produzione di nocciole. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: marzo-aprile.
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Ruta graveolens
La ruta comune è una specie dell'Europa sudorientale, presente come pianta spontanea o avventizia in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in Valle d’Aosta. Cresce in prati aridi, macereti ed orli boschivi, in siti caldi e assolati, su suoli di solito calcarei, poco profondi e ricchi in scheletro, aridi d'estate, con optimum al di sotto della fascia montana. La ruta è tossica per il contenuto in furocumarine e rutarine e per gli alcaloidi chinolonici presenti nell’olio essenziale dall’odore sgradevole; assunta a dosi eccessive provoca gravi disturbi, con esiti anche letali. Gli olii essenziali possono provocare reazioni fotoallergiche. Le foglie, con presunte proprietà digestive, sono spesso utilizzate per aromatizzare la grappa. Il nome generico deriva dal greco 'ryté' e questo da 'rýomai' (io curo, io preservo) in riferimento alle proprietà medicinali della pianta; il nome specifico, dal latino ‘gravis’ (pesante, forte) e ‘olens’ (odoroso) si riferisce all’intenso e caratteristico odore della pianta. Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Vaccinium myrtillus
Il mirtillo nero è una specie a vasta distribuzione circumboreale presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino sino al Molise, divenendo sempre meno frequente verso sud. Cresce formando popolamenti densi in brughiere di altitudine e in peccete e faggete altomontane, su suoli profondi, freschi, acidi, ricchi in humus, con optimum dalla fascia montana superiore a quella subalpina, raramente anche più in basso. I frutti del mirtillo sono notoriamente commestibili sia crudi sia in marmellate e sciroppi e contengono un pigmento colorante blu del tipo degli antociani (mirtillina), utilizzato anche come colorante naturali per alimenti con la sigla E163. Le foglie hanno proprietà astringenti. Il nome generico, già usato da Virgilio, probabilmente deriva dalla latinizzazione del greco arcaico 'vakintos' (giacinto a fiore blu) con trasposizione del significato a 'bacca blu', quella del mirtillo nero; il nome specifico in latino significa 'piccolo mirto', in riferimento alla vaga somiglianza delle foglie e dei frutti con quelli del mirto. Forma biologica: camefita fruticosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Crataegus monogyna
Il biancospino è un arbusto a distribuzione eurasiatico-sudeuropea presente in tutte le regioni d’Italia. È uno dei principali costituenti di boscaglie, macchie e siepi, e appare in tutti gli stadi dinamici della vegetazione legnosa, su suoli da carbonatici a debolmente acidi; colonizza persino le pietraie, sia pur con esemplari rattrappiti e deformi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore, con optimum nella fascia submediterranea. Viene spesso utilizzato anche come pianta ornamentale per siepi e giardini, apprezzata per la fioritura prolungata e profumata e per il colore vivace dei frutti che perdurano a lungo. Le foglie e i frutti, commestibili ma insipidi, hanno proprietà officinali. Il legno di colore rossastro, duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella. Il nome generico deriva dal greco 'kratos' (forza), antico nome comune della pianta, in riferimento alla durezza del legno; quello specifico deriva dal greco 'mónos' (unico) e 'gyné' (femmina), per l'ovario monocarpellare. Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Campanula morettiana
Campanula morettiana
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Campanula persicifolia) appartiene allo stesso genere.
La campanula di Moretti è una specie endemica delle Alpi orientali, presente in Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli. La distribuzione regionale è confinata ad un’area piuttosto ristretta nelle Prealpi Carniche. Cresce su rupi verticali compatte di rocce dolomitiche, dalla fascia subalpina a quella alpina. Il nome generico allude alla forma campanulata della corolla; la specie è dedicata a G. Moretti (1782-1853), botanico a Pavia. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: agosto.
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Catharanthus roseus
Il genere Catharanthus comprende otto specie di cui sette endemiche del Madagascar e una di origine indiana. Tra queste la più nota è C.roseus (o pervinca rosa del Madagascar), una pianta erbacea sempreverde a portamento cespuglioso, con foglie lucide e coriacee di forma ovale e fiori piuttosto grandi, di colorazione variabile dal bianco al rosa scuro, con colorazione più intensa al centro. Diffusamente utilizzata da secoli nella medicina Ayurvedica e in quella cinese, da alcune decine di anni si è scoperto che l’intera pianta essiccata contiene diversi alcaloidi di uso medicinale, fra cui la vinblastina e la vincristina impiegate per curare diverse patologie tra cui la leucemia e altre forme tumorali.
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Beta vulgaris
La bieta, o barbabietola, ha una lunga storia di coltivazione che risale al secondo millennio a.C. Le forme coltivate furono selezionate a partire da forme selvatiche presenti lungo le coste del Mediterraneo e si diffusero poi da Babilonia (dall’ VIII secolo a.C.) sino all’Estremo Oriente. Aristotele e Teofrasto menzionano biete coltivate per la produzione di foglie commestibili. La barbabietola ha assunto notevole importanza commerciale in Europa a partire dalla metà del XIX secolo in seguito allo sviluppo della barbabietola da zucchero in Germania, che forniva un’alternativa alla canna da zucchero tropicale. Oggi esistono diversi cultivar, alcuni coltivati per le foglie, altri per le radici commestibili da cotte, altri ancora per la produzione di zucchero. Il nome generico deriva dal greco 'blíton' (bietola). Forma biologica: emicriptofita/terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Ligustrum vulgare
Il ligustro comune è un arbusto delle zone temperate dell'Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Cresce nei mantelli dei boschi decidui termofili ma anche nelle siepi e nel sottobosco, su suoli da superficiali a profondi e freschi, ricchi in basi, più o meno umiferi, al di sotto della fascia montana. Tutte le parti della pianta, soprattutto le bacche, contengono glucosidi e sono tossiche; in passato il succo dei frutti veniva utilizzato per colorare di rosso il vino o per produrre inchiostri; la scorza contiene una sostanza utilizzata come colorante giallo per la lana; si tratta di un'ottima pianta mellifera, utilizzata per la formazione di siepi, che può vivere dai 30 ai 50 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'ligare' per la flessibilità dei rametti usati nelle campagne come legacci; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Myrtus communis
Il mirto, presente allo stato spontaneo nella macchia mediterranea, è spesso coltivato come pianta ornamentale in parchi e giardini, da cui a volte sfugge soprattutto nell'Italia mediterranea. Il nome generico deriva da ‘mýrtos’, quello greco della pianta, e questo forse deriva da ‘mýro’ (io stillo); è legato a quello di Myrsine, leggendaria fanciulla greca uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Bauhinia aculeata
Per la bellezza del suo fiore questa specie viene anche chiamata dagli anglosassoni “albero delle orchidee bianche”. Il genere fu dedicato ai fratelli Bauhin, illustri botanici svizzeri. Arbusto dai lunghi rami flessibili che si appoggiano alle piante circostanti. Le foglie sono bilobate, molto caratteristiche. I grandi fiori bianchi presentano cinque lunghi petali e numerosi stami bianchi dai filamenti allungati e spesso curvi, come pure lungo e curvo è il pistillo centrale
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Erythrina crista-galli
L’eritrina, o ceibo, è un albero originario di Argentina, Uruguay, Brasile meridionale e Paraguay. La pianta è l’albero nazionale dell’Argentina, e il fiore viene considerato il fiore nazionale dell’Argentina e dell’Uruguay. Venne introdotta in Inghilterra nel 1771 e giunse in Italia pochi anni dopo, come testimonia l'ultracentenario esemplare nel giardino di Villa Pamphili a Roma, di fronte al Casino dell'Algardi. Nelle parti più calde dell’Europa meridionale viene a volte utilizzata come pianta ornamentale per le vistosissime fioriture di colore rosso, anche se la coltivazione non è molto facile in quanto la pianta soffre i periodi di aridità estiva tipici del clima mediterraneo; nell’area di origine la specie cresce infatti nelle foreste a galleria lungo il basso corso dei fiumi, oppure in acquitrini e paludi. Nell’area di origine viene impollinata da uccelli per attirare i quali produce tanto nettare che spesso gocciola dai fiori, da cui il nome inglese ‘cry-baby’. Il nome generico, dal greco ‘erhytros’ (rosso) si riferisce al colore dei fiori, quello specifico, che in latino significa ‘cresta di gallo’, alla forma della corolla. Periodo di fioritura: maggio-settembre
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Eucalyptus
Il genere Eucalyptus comprende più di 700 specie di alberi o arbusti originari dell’Australia (con poche specie presenti anche in Nuova Guinea e Indonesia e una nelle Filippine). Diverse specie sono coltivate nelle aree tropicali e temperate tra cui America, Europa, Africa, Medio Oriente, Cina e il subcontinente indiano come fonti di legno a rapida crescita, o per la produzione di un olio aromatico che possiede anche proprietà insetticide. Altre si usano nei programmi di riforestazione, a causa della rapida crescita, o per drenare i suoli acquitrinosi. Nella regione mediterranea gli eucalipti sono stati frequentemente piantati per la riforestazione, con risultati non sempre positivi per il mantenimento della flora autoctona. Il nome generico deriva dal greco ‘eu’ (bene) " e ‘kalyptos’ (coperto), in riferimento all’opercolo che nasconde inizialmente il fiore. Forma biologica: fanerofita scaposa.