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Find out moreSpecie botaniche
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Primula recubariensis
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Primula auricula) appartiene allo stesso genere.
Fra le primule del Veneto e dell’Italia è sicuramente un elemento di rilievo per l’areale ridottissimo: si trova unicamente nel Gruppo del Carega e sulla Catena delle Tre Croci al confine tra Veneto e Trentino. Questa minuscola primula dalla corolla violetta cresce su fessure, anfratti ombreggiati e umidi delle rupi, su roccia calcareo – dolomitica, quasi sempre esposta a nord, tra 1400 e 2030 metri. Fu descritta nel 1997 per le guglie del Monte Fumante, nel comune di Vallarsa in Trentino, una zona piuttosto conosciuta da arrampicatori ed escursionisti. Fu dedicata a Recoaro, come indicato dal nome della specie. Fino ad allora era stata scambiata per la simile Primula hirsuta All., che tuttavia vegeta su rocce silicee a razione acida. Il periodo di fioritura comprende maggio e giugno.
La Lista Rossa del Veneto indica il livello di minaccia “NT” cioè quasi a rischio.
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Linum usatissimum
Il lino coltivato è una pianta annua a distribuzione originariamente europeo-caucasica ma oggi divenuta subcosmopolita, presente in quasi tutte le regioni d’Italia ma in forte regresso a causa dell’abbandono delle colture; fino agli anni Settanta del secolo scorso veniva spesso coltivato, soprattutto nella pianura padana, ma oggi le colture sono quasi del tutto abbandonate. La pianta appare ancora sporadicamente come avventizia in ambienti piuttosto disturbati, al di sotto della fascia montana. Il lino è una specie di uso antichissimo, coltivata soprattutto per le fibre tessili che si ricavano dalla macerazione dei fusti sin dai tempi dei faraoni; i semi sono commestibili e hanno proprietà emollienti, e da essi si ricava un olio utilizzato nell’alimentazione umana e animale. Il nome generico deriva dal greco 'linon' (filo) per la fibra di lino ottenuta dai fusti; il nome specifico si riferisce ai molteplici usi della pianta. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Allium ampeloprasum
Il porraccio è una pianta a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige (avventizia in Sardegna). Cresce nei vigneti su antichi terrazzamenti e presso gli abitati, su suoli argillosi abbastanza profondi, ma anche su vecchi muri in pietra, in incolti aridi, ai bordi dei campi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Le cellule intatte di tutti gli Allium contengono alliina, un amminoacido inodore che per azione dell'enzima alliinasi, liberantesi con la rottura del bulbo, si trasforma in allicina, composto fortemente odoroso; tutte le specie di Allium possiedono diverse proprietà medicinali; bulbi e foglie sono commestibili. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi; il nome specifico deriva dal greco 'ampelos' (vite) e 'prason' (porro). Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Saxifraga facchinii
Saxifraga facchinii
La sassifraga di Facchini fu dedicata al medico e illustre botanico fassano Francesco Facchini, che la scoprì agli inizi del 1800 sulle vette della Val di Fassa. E’ una pianta rupicola che vive sopra i 2400 m s.l.m., esclusiva delle Dolomiti. Di dimensioni molto modeste, in genere di 1 – 3 cm, con fusticini ramificati con piccole e fitte foglie grigio-argentee che le conferiscono l’aspetto di un cuscinetto compatto. I fiori hanno petali di colore variabile bianco-giallastri o purpurei.
Nella Lista Rossa del Veneto viene considerata “EN”, cioè minacciata di estinzione.
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Himantoglossum adriaticum
Himantoglossum adriaticum
Il barbone adriatico è un’orchidea a distribuzione eurimediterraneo orientale (Italia e Penisola Balcanica) presente in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Valle d’Aosta e in Puglia. La distribuzione regionale si concentra nella parte sudorientale del territorio; in Carso la specie è localizzata sul M. Sabotino e nei dintorni di Trieste. Cresce negli orli di boschi termofili di latifoglie decidue e in prati submesofili, su suoli argillosi abbastanza profondi, ricchi in basi ma talvolta decalcificati, da neutri a subacidi, al di sotto della fascia montana inferiore. Il nome generico deriva dal greco 'himántos' (striscia di cuoio), e 'glossa' (lingua), per il lunghissimo labello nastriforme; il nome specifico si riferisce alla distribuzione centrata sulle regioni situate attorno al Mare Adriatico. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Washingtonia filifera
La washingtonia filifera, o palma californiana, è una palma originaria della California meridionale, Arizona sudoccidentale e Messico settentrionale ove cresce in aree desertiche ma in habitat ripariali e presso le oasi, da noi coltivata nell’Italia mediterranea a scopo ornamentale in parchi e giardini. Si tratta di una pianta a rapida crescita, abbastanza rustica, che cresce bene all'aperto nelle regioni a clima molto mite; predilige esposizioni soleggiate e terreno fertile, ben drenato. Può essere attaccata dal fungo Graphiola phoenicis (Moug.) Poit. che provoca la morte precoce delle foglie. I frutti venivano mangiati crudi, cotti, o ridotti in farina per dolci dalle popolazioni native; le tribù Cahuilla usavano le foglie per fare sandali, tetti di paglia, e cestini. Il genere è dedicato al primo presidente degli U.S.A., George Washington (1732-1799); il nome specifico si riferisce alle numerose fibre filiformi presenti nelle foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa.
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Magnolia grandiflora L.
È una pianta arborea a foglie persistenti (per questo è anche indicata come magnolia sempreverde), originaria delle regioni meridionali degli Stati Uniti, dalla Florida al Texas, che può raggiungere i 20-30 metri di altezza. In Italia è molto coltivata in parchi e giardini pubblici e privati, e viene apprezzata per la sua forma conico-piramidale, le grandi foglie di un verde intenso, lucide nella pagina superiore e bruno rugginose nella inferiore, che creano un notevole contrasto cromatico.
In estate all'apice dei rami compaiono dei vistosi fiori bianchi e profumati che possono raggiungere un diametro di 20-25 cm. Molto decorativi sono anche i semi che, quando raggiungono la maturità, diventano rossi e sporgono dall'infruttescenza a cono che ricorda molto una pigna. È una specie che ama posizioni soleggiate, terreni profondi, fertili e permeabili e che mal sopporta eccessivi ristagni d'acqua o condizioni di aridità prolungate; tollera però le gelate non troppo intense.
L'esemplare più vecchio di Magnolia grandiflora dell'Orto botanico risale al 1786 ed è ritenuto uno dei primi introdotti in Italia, se non il primo. Si trova nel quarto omonimo tra le porte Ovest e Sud; non ha grandi dimensioni, ma il tronco alla base è ben sviluppato e da esso si dipartono vistose radici.
Altri due individui notevoli di magnolia, messi a dimora agli inizi del 1800, si possono ammirare presso l'ingresso dell'Orto; essi sono attualmente oggetto di particolari cure fitosanitarie e vengono tuttora costantemente monitorati in quanto affetti da un'infezione fungina.
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Prunus dulcis
Il mandorlo è una pianta originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale, coltivata in tutto il territorio italiano e talvolta presente allo stato subspontaneo, segnalata come specie avventizia in quasi tutta Italia, dal livello del mare agli 800 metri circa. Le mandorle sono da sempre usate a scopo alimentare e medicinale. Vengono consumate fresche o usate per la preparazione di svariati dolci; le mandorle amare, ottenute da una varietà selezionata, conferiscono ai prodotti di pasticceria un gusto particolare, ma vanno usate con moderazione per la loro ben nota tossicità dovuta a elevate quantità di glicosidi cianogenetici ad azione tossica. L'olio di mandorle ottenuto dalla spremitura di mandorle dolci e soprattutto amare (private delle sostanze tossiche con distillazione) è un cosmetico famoso fin dall'antichità. Il latte di mandorle è un ottimo antinfiammatorio. Il nome generico, già in uso presso i Romani, è di etimologia incerta (deriva comunque dal greco ‘prunon’, che significa ‘prugna’). Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: (gennaio)febbraio-marzo.
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Citrus limon
Il limone è probabilmente un ibrido tra l’arancio amaro (Citrus x aurantium) e il cedro (Citrus medica), uno degli agrumi più sensibili al freddo. I limoni furono introdotti in Italia meridionale verso il primo secolo d.C., al tempo dei romani, ma non vennero ampiamente coltivati se non dopo la seconda re-introduzione, dovuta agli arabi, tra il 1000 e il 1150; la prima sostanziale coltivazione di limoni al di fuori dei territori arabi iniziò a Genova verso la metà del XV secolo. Oggi in Italia la coltivazione è limitata alle aree costiere ioniche e tirreniche della Sicilia, Calabria e Campania, in numerose cultivar. Coltivato soprattutto come pianta da frutto, ha rivestito notevole importanza nell'economia locale, non solo per il commercio del frutto, ma anche per l'industria dell'acido citrico. Nel dopoguerra la produzione di citrato per via fermentativa ha soppiantato l'utilizzazione del limone, con grave danno per l'agrumicoltura. Il frutto è particolarmente ricco di vitamine. Il nome generico probabilmente deriva da una lingua pre-indoeuropea, in greco 'citron' e in latino 'citrus', per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Persia e poi in Grecia da Alessandro Magno; il nome specifico deriva probabilmente da un vocabolo di provenienza orientale, arabo o persiano ('limúm'), introdotto in Occidente dagli arabi e dai Crociati insieme alla pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: tutto l’anno.
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Campanula morettiana
Campanula morettiana
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Campanula persicifolia) appartiene allo stesso genere.
La campanula di Moretti è una specie endemica delle Alpi orientali, presente in Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli. La distribuzione regionale è confinata ad un’area piuttosto ristretta nelle Prealpi Carniche. Cresce su rupi verticali compatte di rocce dolomitiche, dalla fascia subalpina a quella alpina. Il nome generico allude alla forma campanulata della corolla; la specie è dedicata a G. Moretti (1782-1853), botanico a Pavia. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: agosto.
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Artemisa vulgaris
L’assenzio selvatico è una specie a vasta distribuzione circumboreale-temperata presente in tutte le regioni d’Italia. È un po' meno termofila e più xerofila di A. verlotiorum e colonizza terreni mesici ricchi in composti azotati, in ambienti fortemente disturbati quali margini di strade, discariche, campi abbandonati etc., dal livello del mare alla fascia montana. Una singola pianta è in grado di produrre sino a 700.000 frutti. La pianta è a volte usata come digestivo, anche se è tossica quando consumata in grandi quantità: come le altre specie congeneri, contiene il tossico thujone. Il nome generico era già in uso presso i greci antichi ma è di etimologia incerta: potrebbe riferirsi ad alla dea Artemide (Diana) o alla regina Artemisia, moglie di Mausolo, re di Caria; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: luglio-ottobre.
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Ligustrum vulgare
Il ligustro comune è un arbusto delle zone temperate dell'Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Cresce nei mantelli dei boschi decidui termofili ma anche nelle siepi e nel sottobosco, su suoli da superficiali a profondi e freschi, ricchi in basi, più o meno umiferi, al di sotto della fascia montana. Tutte le parti della pianta, soprattutto le bacche, contengono glucosidi e sono tossiche; in passato il succo dei frutti veniva utilizzato per colorare di rosso il vino o per produrre inchiostri; la scorza contiene una sostanza utilizzata come colorante giallo per la lana; si tratta di un'ottima pianta mellifera, utilizzata per la formazione di siepi, che può vivere dai 30 ai 50 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'ligare' per la flessibilità dei rametti usati nelle campagne come legacci; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-maggio.