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scopri di piùSpecie botaniche
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Leucojum aestivum
Leucojum aestivum
La campanella maggiore è una specie a distribuzione centroeuropeo-caucasica presente in quasi tutte le regioni dell’Italia settentrionale (manca in Piemonte, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige), in Toscana e, con una sottospecie diversa, in Sardegna. La distribuzione regionale si concentra nettamente nella bassa pianura friulana e nei luoghi umidi del Carso (ad esempio presso il Lago di Doberdò), con rare e sparse stazioni altrove. Cresce in prati umidi torbosi e ai margini delle paludi, su suoli limoso-argillosi imbibiti d’acqua, dal livello del mare a 300 m circa. Tutta la pianta e soprattutto i bulbi contengono alcaloidi che le rendono tossiche. Il nome generico era già in uso presso gli antichi, ma probabilmente per una pianta diversa: deriva dal greco 'leukós' (bianco) e 'íon' (viola, violetta); il nome specifico fa riferimento alla fioritura più tardiva rispetto a quella di L. vernum. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Atropa belladonna
La belladonna è una specie a vasta distribuzione eurasiatica presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce nelle radure delle faggete e quercete mesofile, su suoli limoso-argillosi freschi e profondi, da neutri a subacidi; appare sporadicamente anche altrove per opera degli uccelli. La pianta contiene alcaloidi fortemente tossici, tra cui josciamina, atropina e scopolamina. Il nome generico deriva da Atropos, una delle tre Parche che recidevano il filo della vita, per la forte velenosità della pianta; il nome specifico si riferisce all'uso rinascimentale da parte delle donne per l'allargamento delle pupille a scopo cosmetico (midriasi). Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Ravenala madagascariensis
Viene detta comunemente palma del viaggiatore, ma non è affatto una palma: è invece una specie erbacea ad alto fusto della famiglia delle Strelitziaceae. La maestosità di questa pianta è legata alla sua morfologia: all’apice del fusto, lungo circa una decina di metri, sono addensate le foglie simili a quelle del banano, disposte rigorosamente in un unico piano, a formare un enorme ventaglio. Il suo nome viene attribuito al fatto che alla base del picciolo, allargata a coppa, si raccoglie l'acqua piovana che scivola lungo il picciolo e che viene usata dai viaggiatori per dissetarsi. In realtà R. madagascariensis è endemica delle foreste pluviali del Madagascar, ambiente nel quale l’acqua abbonda, quindi è probabilmente più verosimile la versione che attribuisce il nome comune di questa pianta al fatto che il ventaglio di foglie è in tutti gli esemplari sempre orientato in una direzione precisa e funziona quindi come una bussola per il viaggiatore. In lingua malgascia il nome del genere significa “foglie della foresta”.
Specie simbolo del Madagascar, la silhouette inconfondibile della chioma di R. madagascariensis compare stilizzata nel logo della compagnia aerea nazionale.
Fra le guaine delle ultime foglie compaiono le infiorescenze, costituite da spighe di numerosi fiori bianchi, protette da grandi brattee distiche. L’impollinazione è ad opera di pipistrelli e lemuri.
I frutti sono capsule in cui i semi sono avvolti in fibre di colore blu intenso che attirano gli uccelli che disseminano la specie.
Le foglie sono utilizzate come materiale per la costruzione delle tradizionali abitazioni, mentre dal fusto si ricava una grasso commestibile
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Ligustrum vulgare
Il ligustro comune è un arbusto delle zone temperate dell'Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Sardegna. Cresce nei mantelli dei boschi decidui termofili ma anche nelle siepi e nel sottobosco, su suoli da superficiali a profondi e freschi, ricchi in basi, più o meno umiferi, al di sotto della fascia montana. Tutte le parti della pianta, soprattutto le bacche, contengono glucosidi e sono tossiche; in passato il succo dei frutti veniva utilizzato per colorare di rosso il vino o per produrre inchiostri; la scorza contiene una sostanza utilizzata come colorante giallo per la lana; si tratta di un'ottima pianta mellifera, utilizzata per la formazione di siepi, che può vivere dai 30 ai 50 anni. Il nome generico, già in uso presso i Romani, deriva dal latino 'ligare' per la flessibilità dei rametti usati nelle campagne come legacci; il nome specifico deriva dal latino 'vúlgus' (volgo) e significa 'comune, diffuso, frequente'. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Epipactis thesaurensis
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Epipactis palustris) appartiene allo stesso genere.
Il nome della specie deriva dal Monte Tesoro, nel territorio del comune di S. Anna d’Alfaedo, nel settore occidentale dei Monti Lessini. E’ nota unicamente per la Lessinia veronese, con due stazioni nella parte occidentale e una nella parte orientale, scoperta nel 2009. Predilige i boschi di latifoglie, su suolo poco acido, da 650 a 900 m di quota. Alta fino a 40 cm, lungo il fusto presenta foglie molto lunghe, infiorescenza con fiori penduli e poco aperti, con sepali verdi e petali di verdognoli con sfumature rosate, caratterizzati dalla parte apicale del labello, chiamata epichilo, di color violetto. Fiorisce nella stagione estiva, in luglio.
E’ stata descritta recentemente, nel 2007, e la sua distribuzione è ancora in fase di studio, come pure ancora dibattuta è la sua posizione tassonomica.
Nella Lista Rossa del Veneto è classificata come “NT”, quasi a rischio di estinzione.
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Allium sativum
L'aglio da cucina è una pianta bulbosa coltivata sin dall'antichità e selezionata a partire da progenitori di probabile origine centro-asiatica occidentale. Oggi esiste solo come pianta coltivata, ma appare qua e là in tutto il territorio italiano allo stato subspontaneo, soprattutto presso gli abitati. L'odore caratteristico è dovuto a numerosi composti organici di zolfo tra cui l'alliina ed i suoi derivati, come l'allicina ed il disolfuro di diallile. Nel folclore europeo si riteneva che l'aglio tenesse lontani i vampiri, forse perché i vampiri erano considerati dei 'parassiti' e per il fatto che l'aglio ha proprietà antielmintiche. Il potere antisettico era noto fin dall'antichità: nel Medioevo i medici usavano delle mascherine imbevute di succo d'aglio per proteggersi dalle infezioni. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi, il nome specifico significa ‘coltivato’. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Ruta graveolens
La ruta comune è una specie dell'Europa sudorientale, presente come pianta spontanea o avventizia in tutte le regioni dell'Italia continentale salvo che in Valle d’Aosta. Cresce in prati aridi, macereti ed orli boschivi, in siti caldi e assolati, su suoli di solito calcarei, poco profondi e ricchi in scheletro, aridi d'estate, con optimum al di sotto della fascia montana. La ruta è tossica per il contenuto in furocumarine e rutarine e per gli alcaloidi chinolonici presenti nell’olio essenziale dall’odore sgradevole; assunta a dosi eccessive provoca gravi disturbi, con esiti anche letali. Gli olii essenziali possono provocare reazioni fotoallergiche. Le foglie, con presunte proprietà digestive, sono spesso utilizzate per aromatizzare la grappa. Il nome generico deriva dal greco 'ryté' e questo da 'rýomai' (io curo, io preservo) in riferimento alle proprietà medicinali della pianta; il nome specifico, dal latino ‘gravis’ (pesante, forte) e ‘olens’ (odoroso) si riferisce all’intenso e caratteristico odore della pianta. Forma biologica: camefita suffruticosa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Myrtus communis
Il mirto, presente allo stato spontaneo nella macchia mediterranea, è spesso coltivato come pianta ornamentale in parchi e giardini, da cui a volte sfugge soprattutto nell'Italia mediterranea. Il nome generico deriva da ‘mýrtos’, quello greco della pianta, e questo forse deriva da ‘mýro’ (io stillo); è legato a quello di Myrsine, leggendaria fanciulla greca uccisa da un giovane da lei battuto nei giochi ginnici e trasformata da Pallade in un arbusto di mirto. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Chamaerops humilis
La palma nana è l’unica palma spontanea in Italia. In natura cresce nella macchia mediterranea, e da noi è diffusa soprattutto lungo le coste tirreniche, mentre altrove viene spesso coltivata a scopo ornamentale. Gli esemplari dell’Orto botanico di Padova, che raggiungono dimensioni ragguardevoli, sembra siano stati piantati nel 1585 e vengono chiamati anche ‘palma di Goethe’ , in quanto furono citati dal grande scrittore tedesco nella sua importante opera dedicata alla metamorfosi delle piante. Il nome generico deriva dal greco 'khamai' (piccolo) e 'rhops' (arbusto, cespuglio), alludendo alle piccole dimensioni della pianta negli ambienti naturali; il nome specifico ha lo stesso significato. Forma biologica: fanerofita scaposa/ nanofanerofita. Periodo di fioritura: maggio-giugno.
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Yucca aloifolia
Il genere Yucca è originario delle regioni a clima tropicale secco del Nuovo Mondo, come Messico, California e Caraibi. Comprende più di 30 specie di alberi e arbusti che in natura raggiungono anche i 15-20 metri di altezza, ma da noi raramente più alti di 2 metri. Le varie specie prediligono esposizione soleggiata, terreni asciutti e senza ristagno d'acqua, anche se alcune possono crescere in Italia settentrionale in posizioni riparate dal gelo. La specie più coltivata a scopo ornamentale è Y. gloriosa; altre specie sono Y. aloifolia e Y. arborescens. Il nome generico deriva dal nome comune con cui queste piante venivano chiamate nell'America centro-settentrionale; il nome specifico significa 'a foglie d'Aloe' (un genere di piante succulente). Forma biologica: fanerofita cespugliosa. Periodo di fioritura: agosto-settembre.
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Humulus lupulus
Il luppolo è una specie a distribuzione eurasiatico-nordamericana presente in tutte le regioni d’Italia. Originario di boschi alluvionali periodicamente inondati, si è trasferito in siti ruderali su suoli limoso-argillosi freschi e piuttosto profondi, ricchi in composti azotati, dal livello del mare a 1.200 metri circa. I fiori, sia femminili che maschili, sono utilizzati nel processo della produzione della birra, a cui il luppolo conferisce il tipico aroma. I getti giovani vengono utilizzati come gli asparagi per condire risotti e frittate. Il nome generico deriva da quello altogermanico della pianta (Humel), utilizzata per la produzione della birra; quello specifico è di significato incerto. Forma biologica: fanerofita lianosa. Periodo di fioritura: maggio-agosto.
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Ceiba speciosa
Albero della famiglia delle Bombacacae, originario dell’America Meridionale, particolarmente diffuso in Argentina dove viene chiamato anche “albero ubriaco” (palo borracho). Questo epiteto gli deriva dalla caratteristica forma del tronco: è infatti gonfio alla base perché qui i tessuti accumulano acqua che la pianta utilizza durante i periodi secchi, per cui il fusto, rivestito di spine coriacee a forma di cono, assume la forma di una bottiglia. Le foglie, di color verde brillante, sono composte da 5-7 foglioline allungate.
I fiori, che iniziano a comparire verso la fine dell’estate, in concomitanza con la caduta delle foglie, sono particolarmente vistosi, con petali oblunghi con margini ondulati, lembo di colore rosa o fucsia, internamente sfumato in bianco o giallo, con strie e punteggiature porpora scuro e con al centro un lungo tubo staminale.
Il frutto è una capsula oblunga di colore verde-bruno, lunga 10-15 cm, che si apre lungo linee verticali. All’interno contiene semi scuri globosi, avvolti in ammassi di fibre bianche simili a cotone. Questa fibra è chiamata "falso kapok" (il kapok si ricava invece dalla congenere Ceiba pentandra) e viene utilizzata come isolante termico nelle imbottiture.
Il legno bianco, poroso e molto leggero può venire utilizzato in sostituzione del sughero o per la fabbricazione di botti leggere.
Viene apprezzata come pianta ornamentale nelle regioni tropicali e subtropicali dell'emisfero boreale per la vistosa fioritura. Fu introdotta in Italia verso la fine del XIX secolo, all’Orto botanico di Palermo.