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Dal 3 luglio al 7 settembre gli appuntamenti estivi dell'Orto, per riscoprire l'importanza e la bellezza della natura che ci circonda
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Il 17 luglio, uno spettacolo teatrale itinerante in cui due astronauti scoprono la bellezza del pianeta
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A partire dal 29 giugno, uno strumento in più per visitare l'Orto botanico con i bambini
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È disponibile in biglietteria l'audioguida multilingua
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Sono visitabili l'Orto antico, le serre ottocentesche, l’arboreto e il Museo botanico
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Esposizione tematica temporanea in Museo botanico
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Il nuovo biglietto integrato dell'Università di Padova
Scopri di piùSpecie botaniche
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Allium ampeloprasum
Il porraccio è una pianta a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige (avventizia in Sardegna). Cresce nei vigneti su antichi terrazzamenti e presso gli abitati, su suoli argillosi abbastanza profondi, ma anche su vecchi muri in pietra, in incolti aridi, ai bordi dei campi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Le cellule intatte di tutti gli Allium contengono alliina, un amminoacido inodore che per azione dell'enzima alliinasi, liberantesi con la rottura del bulbo, si trasforma in allicina, composto fortemente odoroso; tutte le specie di Allium possiedono diverse proprietà medicinali; bulbi e foglie sono commestibili. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi; il nome specifico deriva dal greco 'ampelos' (vite) e 'prason' (porro). Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Abies alba
L'abete bianco fa parte di un complesso di specie poco differenziate segregate nelle aree montuose attorno al Mediterraneo, ove la pianta ancestrale si era rifugiata durante l'era glaciale. Oggi è presente allo stato spontaneo in tutte le regioni dell’Italia continentale, con optimum nella fascia montana, associandosi solitamente al faggio nelle stazioni più fresche e umide.
È un albero che può raggiungere anche i 60 metri, uno dei più alti in Europa. Il legno, di colore chiaro e con poca resina, è leggero, tenero ed elastico, adatto per la costruzione di travi, mobili, lavori di carpenteria, imballaggi e pannelli. In passato i tronchi colonnari erano usati per le alberature navali; oggi il legno si usa anche nella produzione di pasta da cellulosa. L'abete bianco (Tannenbaum) è il vero 'albero di Natale' per i tedeschi, anche se oggi si utilizza più spesso l'abete rosso (Picea abies), che i tedeschi chiamano 'Fichte'. Il nome generico era già in uso presso i romani e forse deriva dal greco 'abios' (longevo), oppure dal latino 'abire' (andarsene), forse in riferimento alla grande altezza; il nome specifico significa ‘bianco’, e si riferisce alle due linee stomatiche bianche sulla pagina inferiore della foglia o al colore della scorza, più chiara di quella dell'abete rosso. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Allium sativum
L'aglio da cucina è una pianta bulbosa coltivata sin dall'antichità e selezionata a partire da progenitori di probabile origine centro-asiatica occidentale. Oggi esiste solo come pianta coltivata, ma appare qua e là in tutto il territorio italiano allo stato subspontaneo, soprattutto presso gli abitati. L'odore caratteristico è dovuto a numerosi composti organici di zolfo tra cui l'alliina ed i suoi derivati, come l'allicina ed il disolfuro di diallile. Nel folclore europeo si riteneva che l'aglio tenesse lontani i vampiri, forse perché i vampiri erano considerati dei 'parassiti' e per il fatto che l'aglio ha proprietà antielmintiche. Il potere antisettico era noto fin dall'antichità: nel Medioevo i medici usavano delle mascherine imbevute di succo d'aglio per proteggersi dalle infezioni. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi, il nome specifico significa ‘coltivato’. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Oxalis purpurea
L’acetosela porporina è una specie di origine sudafricana segnalata come avventizia a Catania a partire dal 1965 e in via di espansione come specie avventizia, sinora segnalata anche per diverse regioni dell’Italia centrale e settentrionale. Cresce in vegetazioni ruderali, nelle discariche, ai margini di strade, alla periferia di abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi e ricchi in composti azotati, al di sotto della fascia montana. Il sapore aspro della pianta deriva dall'alto contenuto in acido ossalico; il nome generico deriva infatti dal greco 'oxys' (acido) e 'hal-halis' (sale); il nome specifico si riferisce al colore dei fiori. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Phoenix reclinata
La palma da datteri del Senegal è endemica dell'Africa tropicale, del Madagascar e delle Isole Comore, ove cresce dal livello del mare sino alle foreste pluviali montane. Da noi viene a volte coltivata a scopo ornamentale in parchi e giardini di aree a clima mite. I frutti sono commestibili, così come la parte centrale del fusto. Nella provincia di KwaZulu-Natal e nel Delta dell'Okavango, in Botswana, la linfa viene sfruttata poco prima della fioritura per produrre il vino di palma. Le fibre delle giovani foglie non ancora aperte vengono usate per la realizzazione di tappeti, kilt e scope. Le radici, che contengono tannino possono essere utilizzate per produrre un colorante marrone; esse inoltre producono una gomma edule. Il nome generico, già citato da Teofrasto, significa ‘fenicio’ perché sarebbero stati proprio i fenici a far conoscere la palma da dattero ai Greci; il nome specifico allude alle foglie fortemente ripiegate verso il basso. Forma biologica: fanerofita scaposa.
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Diospyros kaki
Il genere Diospyros ha distribuzione prevalentemente tropicale e include molte piante di interesse economico, soprattutto per il legno duro e compatto (ebano); il caco è originario dell'Asia orientale (Cina nord-occidentale) e si estese per coltivazione in Corea e Giappone sin da tempi antichi. Fu introdotto in Europa intorno alla metà dell'Ottocento. In Italia i primi impianti specializzati per la produzione di frutti sorsero nel Salernitano dopo la prima guerra mondiale; coltivato (con numerose cultivar) sia per la produzione di frutti che a scopo decorativo in parchi e giardini, dal livello del mare ai 600 metri circa, non tende ad inselvatichire. Il caco è uno dei più antichi alberi da frutto coltivati dall'uomo (in Cina da più di 2.000 anni). È definito dai cinesi 'l'albero delle sette virtù': vive a lungo; dà ombra; permette agli uccelli di nidificare fra i rami; non è attaccato da molti parassiti; in autunno ha foglie decorative giallo-rosse che permangono sino ai geli; il legno è un buon combustibile; il fogliame caduto concima il terreno. Il nome generico è dato dall'unione dei due termini greci antichi 'diós' (Dio) e 'pyrós' (frutto) e letteralmente significa 'frutto degli dei'; il nome specifico è uno dei nomi giapponesi della pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Digitalis lutea
La digitale gialla meridionale è un’entità endemica della penisola italiana, dall'Emilia alla Calabria. Cresce in radure di faggete e boschi misti, nei pascoli e nei cespuglieti, con optimum nella fascia montana inferiore. Tutte le specie di Digitalis contengono un gruppo di glucosidi con potente effetto cardiotonico che le rendono fortemente velenose; oggi queste vengono sintetizzate in laboratorio ed ampiamente usate nell'industria farmaceutica. Il nome generico deriva dal latino 'digitalis' (del dito, ditale) per la forma della corolla; il nome specifico in latino significa ‘gialla’; il nome della sottospecie significa 'meridionale'. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Ginkgo biloba L.
Il ginkgo è la sola specie vivente del gruppo delle Ginkgophyta e senza dubbio la pianta a semi più antica. Piante molto simili ad essa erano diffuse su tutte le terre emerse nel Giurassico e nel Cretaceo, ma poi andarono progressivamente scomparendo, tranne questo grande albero che Darwin definì "fossile vivente".
Originaria probabilmente della Cina interna, e considerata per molto tempo estinta allo stato spontaneo, sembra essere stata invece ritrovata in formazioni boschive naturali in una piccola zona nei pressi di Nanchino. Il ginkgo è comunque coltivato da sempre nei giardini dei templi e dei luoghi di culto in Cina e soprattutto in Giappone, venerato come "albero sacro" perché si riteneva proteggesse dai cattivi spiriti e perché rappresentava il simbolo della coincidenza tra gli opposti e dell'immutabilità delle cose.
Si tratta di un albero imponente, a lento accrescimento e molto longevo, che può superare i 30 metri di altezza. Molto comune in parchi e giardini e apprezzato per la forma a ventaglio bilobato delle sue foglie che, prima di cadere in autunno, assumono un bel colore dorato, esso dimostra una particolare resistenza alle malattie, agli attacchi di funghi e di organismi fitofagi, come pure all'inquinamento atmosferico. Si tratta di una specie dioica, cioè a sessi separati, con fiori maschili e femminili portati su piante diverse. Nei giardini pubblici e nelle alberature stradali si preferiscono gli individui maschili, poiché i semi prodotti da quelli femminili emanano un odore rancido per la presenza di acido butirrico nell'involucro carnoso esterno, molto sviluppato e responsabile anche di serie dermatiti da contatto. I semi in Oriente sono usati nell'alimentazione, dopo essere stati sottoposti a fermentazione per liberarli dall'involucro esterno.
Il nome del genere "Ginkgo" ha origini giapponesi e significa "albicocca d'argento" (gin=argento; kyo=albicocca) perché i semi a maturazione sembrano appunto albicocche infarinate. Il nome della specie, "biloba", si riferisce alla forma bilobata della foglia. "Ginkgo" è però un nome erroneo, causato da un errore di stampa riportato da Linneo (in Mantissa plantarum, 1767), al posto di "Ginkyo", che rappresenta la pronuncia originale del nome giapponese; questo nome però è ormai fissato dalle regole di nomenclatura.
Secondo la tradizione il maestoso ginkgo situato all'interno della porta Nord nel quarto omonimo venne importato a Padova nel 1750. Si tratta di un esemplare maschile su cui, verso la metà dell'Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo femminile. Ogni anno questo ramo si ricopre di ovuli, portati generalmente in coppia da brevi peduncoli, che in autunno si trasformano in semi carnosi giallastri. Il vecchio ginkgo ha perso la sua caratteristica forma a cono a causa di un fulmine; la forma tipica si può invece ammirare in un individuo più giovane situato al di fuori del muro, subito dietro alla serra che ospita la palma di Goethe e di fronte alla prima delle serre ottocentesche.
Questa pianta raccoglie da sempre l'interesse di artisti e poeti di tutto il mondo: tra i più illustri Wolfgang Goethe, che le dedicò uno scritto.
Il Ginkgo biloba è attualmente molto studiato in campo medico. Le sue foglie contengono infatti numerosi flavonoidi e ginkgolidi (a struttura terpenica), sostanze utili per la prevenzione e la cura di patologie del microcircolo, soprattutto di natura aterosclerotica e sostenute da aumentata aggregabilità piastrinica. E' inoltre utile nell'insufficienza cerebrovascolare con deficit cognitivo, oltre che nei disturbi auditivi e dell'equilibrio. Le sue numerose attività terapeutiche ne sconsigliano però l'uso per automedicazione: è indispensabile un controllo da parte del medico. Sono ancora da evitare associazioni con farmaci che modificano l'aggregazione piastrinica (per es. l'aspirina), per la possibilità di pericolose interazioni.
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Quercus suber
La sughera è un albero sempreverde originario dell'Europa sud-occidentale e dell'Africa nord-occidentale, da tempi remoti naturalizzato e spontaneo in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo. Si tratta di una specie termofila che predilige ambienti caldi e moderatamente siccitosi, rifuggendo la siccità estrema o le frequenti gelate invernali. Vegeta prevalentemente su suoli derivati da rocce silicee acide, diventando sporadica su suoli basaltici e calcarei. La vita media è di 250-300 anni, ma diminuisce negli esemplari sfruttati per il sughero. La caratteristica più evidente della sughera è il notevole sviluppo in spessore del ritidoma, che non si distacca mai dalla corteccia, formando un rivestimento detto ‘sughero’. Il sughero si presenta di colore grigio-rossastro nei rami di alcuni anni d'età, prima con screpolature grigio-chiare, poi sempre più larghe e irregolari a causa della trazione tangenziale provocata dall'accrescimento in diametro del fusto. Dopo diversi anni il sughero forma una copertura irregolare e spugnosa di colore grigio, detta comunemente sugherone o sughero maschio. Dopo la rimozione del sughero maschio, il fellogeno produce ogni anno nuovi strati di tessuto sugheroso che formano un rivestimento più compatto e più regolare, detto sughero femmina o gentile. Il nome generico, già in uso presso gli antichi, sembra ricollegarsi alla radice indoeuropea che il latino condivide con le parole celtiche 'kaer' e 'quer' (bell'albero), cioè 'l'albero per eccellenza', ma anche con analoghi termini greci riferiti alla rudezza del legno delle piante appartenenti a questo genere; il nome specifico è quello latino del sughero. Forma biologica: fanerofita scaposa (fanerofita cespugliosa). Periodo di fioritura: aprile-giugno.
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Bismarckia nobilis
Questa specie, il cui genere è dedicato al cancelliere tedesco Otto von Bismarck è una palma originaria del Madagascar. Pianta imponente, può superare i 20 m di altezza, ha fronde di color verde grigio con riflessi bluastri perché ricoperte di una patina cerosa. Le foglie sono palmate, rigide, di forma circolare e di oltre 2 m. I fiori maschili e quelli femminili, entrambi minuscoli, sono portati su esemplari separati. E’ molto apprezzata come palma ornamentale per le sue dimensioni e per la sua colorazione.
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Orchis laxiflora
Orchis laxiflora
Chiamata comunemente orchide acquatica o galletto di palude, è una specie a distribuzione eurimediterranea presente in tutte le regioni d'Italia salvo che in Valle d'Aosta e forse Trentino-Alto Adige. Cresce in prati umidi ed acquitrinosi, paludi, bordi di stagni, su suoli freschi e tendenzialmente acidi, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il fusto, alto fino a 60 cm, è sfumato in viola nella parte sommitale. Porta fiori di colore porpora scuro, con labello pendulo, ampio e con tre lobi, con il mediano è più chiaro. Lo sperone violetto, più corto dell’ovario, è rivolto verso l’alto. Il nome generico deriva dal greco 'anakamptéin' (ripiegare), per i tepali esterni ripiegati all'infuori o per le due lamelle rialzate e piegate verso l'esterno che si trovano all'entrata dello sperone; il nome specifico deriva dai vocaboli latini 'laxus' (allentato) e 'flos' (fiore) per l'infiorescenza lassa con relativamente pochi fiori.
La specie è stata recentemente trasferita al genere Anacamptis sulla base di dati molecolari, prima faceva parte del genere Orchis, che in greco significa 'testicoli', alludendo ai due tuberi appaiati di grandezza diversa. Fiorisce da aprile a giugno. Nei prati umidi del Parco Naturale Regionale del fiume Sile trova condizioni adatte alle sue esigenze ecologiche, ma è presente anche in altre località del Veneto, fra cui il Parco Regionale dei Colli Euganei.
Entità protetta a livello nazionale, nella Lista Rossa del Veneto le viene attribuito un livello di rischio “CR”, cioè gravemente minacciata di estinzione.
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Centaurea tommasinii
E’ una specie molto vicina al fiordaliso, ha fiori rosa e vive nelle zone sabbiose e aride dei litorali adriatici dal Friuli alle Marche e nelle dune fossili del Delta del Po. Può formare popolazioni molto numerose, dando luogo a splendide fioriture nel periodo da giugno a luglio. Fusto e foglie sono coperti da peli chiari che le conferiscono una colorazione argentata. Le foglie basali sono divise in lacinie sottili.
Nella Lista Rossa del Veneto è classificata come “NT”, quasi a rischio di estinzione.